Tuo figlio/tua figlia non ti ascolta? Forse è colpa del nostro cervello! Ecco alcuni consigli

Numerosi studi dimostrano come il cervello degli adolescenti sia programmato per escludere la voce materna in favore di voci meno familiari.

Questa è solo una conferma di quanto i genitori facciano fatica non solo a comunicare, ma anche a trovare il modo per farsi ascoltare.

I genitori spesso non vogliono perdere l’amore e l’ammirazione dei figli sperimentati durante la loro infanzia e faticano a fare i conti con la risposta, di rifiuto o di chiusura dei figli, in seguito alla necessità di imporre regole e limiti. 

Nella relazione educativa succede a tutti i genitori, ad un certo punto, che la comunicazione con gli adolescenti si inceppa, i genitori, vivono quindi, una sorta di impotenza relazionale mentre assistono al cambiamento dei figli durante l’età adolescenziale. Come in un sistema di vasi comunicanti, il “vaso” dell’interazione con i genitori si svuota e si riempie quello dell’interazione con i coetanei.

Il risultato di questo processo è conosciuto da molti genitori: ragazzi imprevedibili, che rispondono a monosillabi alle loro domande, capaci però, di conversare per ore con gli amici.

I genitori in questo contesto fanno fatica non solo a comunicare, ma molto spesso anche a trovare la volontà e la disponibilità ad alimentare un canale di comunicazione con figli ormai refrattari allo scambio.

PERCHÉ I GIOVANI NON COMUNICANO CON I GENITORI?

L’adolescenza è un periodo di grande cambiamento con elementi che non favoriscono la relazione e la comunicazione fra genitore e figli/e. La domanda sorge spontanea: perché i giovani non comunicano con i genitori? Cerchiamo di darvi la risposta:

  • quello che fino a poco tempo prima era un bambino, adesso si trova a fare i conti con le relazioni fra pari e le relazioni con le figure genitoriali. I ragazzi, però, sono naturalmente propensi a sviluppare le relazioni e la comunicazione con i loro simili perché usano gli stessi termini, hanno gli stessi valori, vivono le stesse esperienze;
  • i ragazzi/e tendono a essere refrattari alla disciplina, come segno di ribellione e di definizione di se stessi. È come se pensassero “Dico di no, quindi mi impongo sui miei genitori. Ho facoltà di scegliere e quindi sono adulto a tutti gli effetti”;
  • i teenager sono curiosi di fare le loro scoperte e lo vogliono fare senza essere “pilotati” dagli adulti;
  • Il desiderio di libertà degli adolescenti, poi, si scontra con le limitazioni genitoriali spesso caratterizzate da scarsa chiarezza e ambiguità
  • i teenager temono di essere giudicati dai loro genitori;
  • e infine, elemento importantissimo, si possono sentire schiacciati dalle attese dei genitori che, se minimamente deluse, possono rappresentare una percezione di sé come difettosa e quindi rifiutata.

L’insieme di tutti questi elementi ci fa capire come mai il dialogo fra genitori e figli a un certo punti si “inceppa” con ripercussioni sulla relazione.

foto che mostra 3 ragazzi vestiti in abiti casula che sembra stiano parlando si qualche cosa. la foto non mostra i loro volti, ma solo il corpo
gruppo di ragazzi in cerchio, ogni ragazzo ha uno smartphone in mano

ANCHE IL GENITORE VA IN CRISI: COME FARE PER NON PERDERE L’AMORE DEL PROPRIO FIGLIO/AE SI PUÒ MIGLIORARE LA COMUNICAZIONE?

Ricordiamo un concetto importantissimo: essere genitore è un ruolo difficilissimo, che porta la persona a dover fare delle scelte, ad assumersi delle responsabilità e a provare emozioni anche negative.

Una di queste emozioni è la paura di perdere l’amore e l’ammirazione dei figli che deriva da una grande consapevolezza: durante la loro infanzia, i ragazzi hanno occhi solo per i loro genitori, nell’adolescenza, come abbiamo prima vista, la figura del genitore passa in secondo piano.

Molti genitori, quindi, restano imbrigliati nel dilemma fra essere “amici dei figli” o “saggi educatori pronti ad un civile conflitto”.

Nel primo caso i genitori vivono questa situazione come una perdita relazionale: praticamente vivono l’imposizione di limiti e la ricerca di regole condivise come qualcosa che crea una distanza fra loro ed i figli/e.

Fare questo non migliorerà la relazione in famiglia, anzi, spesso accade che il ragazzo/a svaluta completamente la figura del padre o della madre.

È, invece, necessario che i genitori resistano a questa dinamica imparando a tollerare il peso del loro ruolo, perché fa parte delle vicissitudini del processo di separazione e definizione di un’identità salda nella quali i figli sono impegnati.

Una volta compresa la posta in gioco, diventa evidente la necessità di investire sulla comunicazione con i propri figli, poiché sane relazioni educative, determinano più alti livelli di auto-controllo e auto-stima negli adolescenti. I teenager, inoltre, vogliono rimanere vicini ai loro genitori, ma non sempre sanno come farlo.

Spetta dunque agli adulti creare le condizioni e cogliere le occasioni affinché il canale di comunicazione resti aperto. Ecco alcune indicazioni per farlo:

1) Cogliere il momento per parlare è fondamentale, non sempre i teenager sono disponibili al dialogo con gli adulti, ma è responsabilità dei genitori rendersi disponibili quando i figli vogliono parlare. Per farlo, occorre dargli attenzione. I teenager, infatti, non parlano quando hanno la sensazione che gli adulti siano impegnati, distratti o concentrati su altro.

2) Tenere il radar acceso permette di cogliere i segnali che, invariabilmente, gli adolescenti inviano, come aggirarsi nello spazio in cui si trovano i genitori. Staccarsi dalla tecnologia è un modo per gli adulti per segnalare che si sta creando una finestra per il confronto. Prendere mentalmente nota delle occasioni in cui gli adolescenti sono più disposti a condividere, ad esempio quando ci si trova seduti di fianco in auto, quando si cucina insieme, questo elimina la necessità di affidarsi alla casualità nelle conversazioni.

3) Capire di cosa parlare: gli adolescenti temono il giudizio, quindi vi verranno incontro molto più volentieri se non gli fate la predica. Fate il possibile quando vi parlano per validare le loro emozioni senza giudicarli per quello che dicono. Alimentare un legame con i propri figli non significa necessariamente condividere i loro interessi, ma mantenere un atteggiamento di apertura, di curiosità nei confronti di quello che occupa il loro tempo. I loro amici, i videogiochi, la musica che ascoltano sono tutte opportunità per rafforzare i rapporti. Fare domande aperte come “Cosa pensi di…” è un’ modo per tenere viva la conversazione. Al contrario, raccontare episodi della propria vita per aiutarli a inquadrare quello che succede nella loro porta alla chiusura e alla rottura della conversazione relazionale.

Foto di Angela, una ragazza bionda con i capelli lisci, la nostra responsabile del customer care

Domande? Consigli su come aiutare i propri figli con le scelte per il proprio futuro?

Parla con Angela, la nostra orientatrice e responsabile dell’assistenza clienti. Ti aiuterà a capire il funzionamento di Orienta Express e i benefici dei nostri percorsi di orientamento.

Prenota gratuitamente una chiamata scegliendo una data e un orario a te comodo

Foto di Angela, una ragazza bionda con i capelli lisci, la nostra responsabile del customer care
Powered by Ronyx Srl