Ti pongo qualche domanda sull’orientamento:
- Tuo figlio ha mai fatto orientamento a scuola?
- E all’università?
- Pensi gli sia stato utile?
- E quanto?
- Ti sei mai chiesto se, spendere del tempo per fare orientamento lavorativo, sarebbe stato utile alla sua carriera o ad intraprende un diverso percorso formativo?
Probabilmente, come la maggior parte degli studenti o dei lavoratori in Italia, la comprensione dettagliata e precisa di quelle che sono le caratteristiche e i desideri peculiari potrebbe non essere stata supportata a sufficienza dalla scuola o dagli enti preposti, rendendo difficoltosa la presa di decisioni fondamentali per il suo futuro.
Mi spiego meglio: quanto è stato complesso per lui capire quale Università o scuola superiore scegliere o quanto lo è in questo momento?
Pensi che percorrendo un’altra strada avrebbe potuto raggiungere traguardi migliori e più soddisfacenti?
Insomma, quanto pensi abbia navigato a vista senza una sua bussola personale che puntasse verso il suo Nord.
D’altronde, si può legittimamente affermare che le informazioni ricevute in ambito di orientamento, sono spesso discordanti e confuse e, talvolta, le metodologie utilizzate non sono calate nel contesto scolastico e lavorativo attuale, il quale richiede sempre di più lo sviluppo di una consapevolezza di sé stessi profonda e completa, per riuscire a emanciparsi dalle classiche equazioni dell’orientamento standardizzato, come ad esempio:
- sei bravo in matematica? = iscriviti ad un Liceo Scientifico
- il mercato del lavoro cerca medici? = iscriviti ai test d’ingresso in medicina perché troverai lavoro
Questo modus operandi, non soltanto è evidentemente incompleto, ma anche molto spesso fallace. Le future scelte non possono infatti basarsi su voti scolastici o tendenze di un mercato del lavoro sempre più mutevole e complesso. Quello che oggi è conveniente e semplice, può rivelarsi un boomerang nel prossimo futuro.
Oggi l’orientamento non può inoltre più essere, soltanto un’attività obbligatoria che la scuola eroga per gestire la transizione verso università e lavoro. Deve invece assumere un valore permanente, costante e profondo nella vita di ogni persona, garantendone lo sviluppo e il sostegno nei processi di scelta e di decisione..
L’orientamento deve diventare conoscenza di sé stessi e consapevolezza delle scelte compiute e di quelle ancora da fare. Tutto passa da questo aspetto.
In Europa ed ormai anche in Italia, concetti come il “lifelong learning”, il “lifewide learning”, il “lifelong guidance” e “career guidance” sono diventati aspetti chiave per la vita di ogni persona e l’orientamento deve essere alla base delle attività per identificare e conoscere le proprie capacità, competenze e interessi al fine di prendere decisioni consapevoli in materia di istruzione, formazione e occupazione. Ciascuno deve insomma saper gestire i propri percorsi personali di vita nelle situazioni di apprendimento, di lavoro e in qualunque altro contesto.
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L’orientamento diventa fulcro, stimolo e base da cui partire e ripartire, cercando di conoscere quanto più precisamente possibile la propria personalità, motivazioni, valori, tendenze, capacità e competenze peculiari. Tutte queste informazioni diventano necessarie per costruire obiettivi e progetti di vita coerenti e sinergici e l’essere consapevole delle proprie risorse, può condurre verso strade più congeniali e di conseguenza maggiormente soddisfacenti e felici.
L’orientamento oggi è una sfida e al contempo un’opportunità per costruire il proprio futuro. Il fine ultimo è quello di creare strategie per prevenire tanto l’abbandono scolastico quanto la mancata occupabilità.
Per ridurre insomma gli squilibri tra mondo dell’istruzione e mercato del lavoro e creare vite e carriere più appaganti e complete.