Quando parliamo di orientamento l’obiettivo deve essere quello di supportare e aiutare la persona che ne beneficia verso le scelte che compirà nel breve, medio e lungo periodo. Fornire essenzialmente strumenti e mezzi che creano consapevolezza e una consistente e strutturata autosufficienza nell’analisi delle proprie aspirazioni, qualità, carenze e attitudini. Al contrario, fornire il compito già pronto e compilato, o per essere più chiari, sostituirsi nell’atto della scelta alla persona, diventa controproducente e talvolta rischioso. Fatte queste premesse di contesto, iniziamo a parlare di orientamento digitale. Una delle parole chiave dell’ultimo decennio è senza dubbio il “digitale”.

La vita privata e lavorativa di ciascuno è stata in qualche modo cambiata o rivoluzionata dalla digitalizzazione.

Ogni azione quotidiana vive un continuo aggiornamento di schemi e pratiche che spesso diventano obsolete ancor prima di essere apprese o utilizzate a pieno. Parimenti le aziende agiscono e subiscono l’innovazione costantemente.

L’orientamento è un argomento, una pratica se vogliamo, che non può di certo non essere interessata da questo genere di dinamiche tecnologiche e al contempo sociali. Cambiamenti pervasivi che agiscono e influenzano anche attività, fino a oggi appannaggio quasi esclusivo della persona. A tal proposito, le occasioni di orientamento che ciascuna persona vive e sperimenta sono molteplici e tendenzialmente vengono esplicitate da persone per altre persone. Pensiamo al docente che si occupa dell’orientamento scolastico dei ragazzi. Immaginiamo un orientatore specializzato che si rivolge a un neolaureato o anche semplicemente un genitore con i suoi figli. Tutte queste figure possono avere più o meno strumenti a supporto della loro attività ma la valutazione e la fase centrale dell’orientamento avrà necessariamente bisogno di un rapporto sviluppato di persona.

L’orientamento digitale può comunque mantenere una solida struttura di interazione fra le persone.


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.La chiave di un processo di questo tipo, come detto all’inizio, non può sicuramente essere una risposta pronta e pre-confezionata, e una conseguente digitalizzazione deve seguire proprio questa linea di azione. Dare dunque strumenti per crescere e non risposte facili, stimolare consapevolezza e non deresponsabilizzazione. Il tutto utilizzato con strumenti innovativi che permettono maggiore velocità di fruizione, risparmio economico e la possibilità per tutti di svolgere un percorso di orientamento digitale da leggere e interpretare autonomamente. Uno strumento di questo tipo esiste già e si chiama Orienta Express. 

Orienta Express è un’applicazione di orientamento digitale che mira a rendere ciascuna persona autonoma e responsabile nelle valutazioni e nelle scelte che farà nel futuro. Il connubio fra digitale e rapporto personale è garantito anche dalla possibilità di sedute di colloquio individuale da effettuarsi tramite mezzi di comunicazione innovativi come Skype o similari.

Insomma l’orientamento digitale permette di interessare una platea altrimenti difficile da raggiungere con strumenti e pratiche obsolete. Il digitale ottimizza gli strumenti, i tempi e le attività dell’orientatore stesso. Quest’ultimo si può interfacciare con persone che hanno il desiderio di discutere dei risultati ottenuti con una persona esperta nel campo, sfruttando i mezzi che la tecnologia mette a disposizione, abbattendo ogni tipo di distanza e ottimizzando i tempi. Pertanto:

il fattore umano e l’orientamento digitale non è solo un connubio fattibile ma anche vincente.